venerdì 21 dicembre 2007

Piazza Dante su www.italiandoc.com

l’iniziativa è nella seguente pagina:
http://www.italianodoc.com/eventi/2007/giulianova.piazza.dante.mito.htm

Raggiungibile dalla sezione sagre e nelle settimane precedenti lo svolgimento dell’evento anche dalla Homepage del sito

A titolo di collaborazione inserisco il sito di un link testuale o di un nostro banner:
http://www.italianodoc.com/homepage/segnalato.da.htm

grazie ragazzi
Walter

martedì 18 dicembre 2007

Foto del locale di Silvano Scardecchia


QUESTE SONO le FOTO di SILVANO SCARDECCHIA










































lunedì 10 dicembre 2007

martedì 4 dicembre 2007

Presentazione a cura di Marco Di Martino

WELCOME “ PIAZZA DANTE ”

A dicembre nasce il nuovo progetto culturale “PIAZZA DANTE”.
Il primo e non unico obiettivo di questa neonata associazione è la creazione di un luogo in cui dare libero sfogo alla creatività.
L’idea è quella di costruire un viaggio simbolico che unisca la cultura artistica, letteraria e musicale a quella della degustazione, valorizzando il patrimonio di saperi e tradizioni.
Negli ultimi 10 anni le nostre abitudini e la nostra cultura hanno subito delle notevoli trasformazioni.
Ad esempio il vino non è più qualcosa da “bere”, ma da “degustare”, con tutte le implicazioni che questo comporta sul piano della fruizione, coinvolgendo tutti i sensi e non solo il palato. Oggi ad esso si chiede di suscitare emozioni, di raccontare una storia, come per un libro, uno spettacolo, un brano musicale.
Stesso discorso vale per l’arte. I musei nostrani hanno bisogno di una sferzata di vitalità, sono noiosi, non sanno attrarre l’attenzione dei visitatori ed hanno un fattore educativo vicino allo zero.
La differenza tra i musei americani ed i musei europei, in particolare quelli italiani, è che nei musei degli Stati Uniti, se espongono un vaso, ti spiegano esattamente a cosa serviva quel vaso, da chi era stato presumibilmente usato, come lo avevano costruito. Per lo stesso vaso, in un museo italiano, è prevista (quando c’è) solo una misera targhetta (solo in italiano) con il presunto anno di costruzione.
Grazie a PIAZZA DANTE oggi assistiamo ad una vera e propria“rivoluzione” :
possiamo degustare, ascoltare musica, leggere poesie, studiare ed assistere, nello stesso momento, a mostre artistiche di spessore insieme ad associati e critici che, a differenza dei musei , sono in grado di soddisfare la curiosità del visitatore.La prima mostra che ospiterà questo moderno mecenate sarà quella di ANDY WARHOL, in concomitanza con i 20 anni dalla sua scomparsa e resterà in esposizione dall’8 al 28 dicembre 2007. Se volete ulteriori informazioni su come aderire alla condivisione del sapere, di esperienze ed emozioni e quindi far parte del gruppo di PIAZZA DANTE, visitate il sito : www.piazzadante.net e non dimenticate che “l’arte deve occupare pesantemente la vita”. Questa cosa accadrà, e le cose accadono se c’è qualcuno che se ne occupa

Articolo su Andy Warhol, di Simona Clementoni

IL MITO E I MITI DI
ANDY WARHOL

di
Simona Clementoni

Affascinato dai miti della società dei consumi, alieno ad eccessivi moralismi, l’artista americano è uno dei massimi esponenti della Pop Art, una delle più importanti correnti artistiche del dopoguerra che, nata in Gran Bretagna alla fine degli anni ’50, si sviluppa soprattutto negli USA a partire dagli anni ’60. Questa nuova forma d’arte rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi. In un mondo dominato dal consumo, la Pop Art respinge ogni espressione dell’interiorità, cancella la psicologia individuale per guardare, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l’uomo contemporaneo. La Pop Art, dunque, attinge i propri soggetti dall’universo del quotidiano, in particolare dalla città americana e fonda la sua comprensibilità sul fatto che quei soggetti sono per tutti assolutamente noti e riconoscibili. L’artista non trova più spazio per alcuna esperienza soggettiva e diviene puro manipolatore di immagini, oggetti e simboli già fabbricati a scopo industriale o pubblicitario. La matrice delle immagini che possono essere assunte nel campo dell’arte è la città con il suo paesaggio artificiale, da cui l’oggetto viene prelevato con l’ottica neutrale ed asettica del sistema che lo ha prodotto. Al superficialismo delle tecniche di riproduzione, tipiche dei mezzi di informazione di massa, Warhol oppone un assoluto adeguamento quanto a intenzionale freddezza emotiva. “Io vedo…la superficie delle cose… mi limito a passare le mani sulla superficie delle cose”, dice Warhol. Egli, dunque, si avvicina all’oggetto con il suo splendente superficialismo, in un perfetto adeguamento ad un modello di vita standardizzata. All’unicità subentra la ripetizione, al prodotto unico Warhol sostituisce l’opera ripetuta, omologata e stereotipata che nasce dall’atteggiamento dettato dal dilagante consumismo. Egli cancella ogni profondità e i suoi quadri, i suoi ritratti diventano la celebrazione della superficie. Dentro ci sono le facce inespressive dell’uomo moderno sprofondato nella sua solitudine quotidiana, incidenti d’auto, nature morte di fiori, sedie elettriche, volti celebri o anonimi, riprodotti con occhio fenomenologico, nella totale assenza di un giudizio di valore. L’immagine prelevata, decontestualizzata dal suo ambito naturale, quello del consumo, viene riprodotta con gelida allegria attraverso il procedimento della serigrafia, la tecnica più consona ad una realtà tecnologica che tende alla moltiplicazione e al moltiplicarsi.
Secondo Warhol, l’arte deve essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Ecco perché ci presenta immagini “consumate”, ossia che “hanno già fatto notizia”, immagini divulgate dalla stampa e dalla televisione; la medesima immagine ripetuta molte volte, in piccolo o in grande e con colori diversi. A forza di vederla finiamo per riconoscerla senza osservarla. Essa trapassa nell’inconscio senza essere passata per la coscienza. Così vuole il sistema del consumo illimitato: infatti il giudizio stabilisce il valore e il valore ferma il consumo.
I ritratti di Marilyn o di Liz Taylor, con la bocca e gli occhi socchiusi ed ammiccanti, segno estremo di disponibilità, incarnano, dunque, il bisogno collettivo della consumazione della bellezza e del successo. E’ proprio questo che spiega il loro successo planetario ed intramontabile.La rivoluzione estetica di Warhol si attua anche nel campo del colore; egli, infatti, usa i colori sgargianti del rosso, del giallo, del verde mela, dell’azzurro elettrico e soprattutto del fucsia; colori sfolgoranti, esagerati che sottraggono realismo all’immagine, estraniandola. Sono proprio i suoi ritratti, quei corpi e quei visi disincarnati, estraniati ed appiattiti dal colore sontuoso, irreale e meccanico che, proiettando il tempo dell’istante nell’infinito dell’immagine massificata, collocano l’artista nell’Olimpo incorruttibile dei miti senza tempo.